Annapurna. Il primo 8000 by Maurice Herzog

autore:Maurice Herzog [Herzog, Maurice]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2016-07-13T16:00:00+00:00

Campo II

Appena arrivato, Terray mi offre un tè bollente. Non ho il tempo di dire una parola: mi fa mangiare, a modo suo, quasi come si rimpinzano le oche.

Nelle altre tende i sherpas si affaccendano attorno a Dawatoundu che si atteggia sempre più a malato grave.

Io invece, dopo quel pasto sostanzioso, non mi preoccupo affatto d’una stanchezza che è cosa normale dopo il grande sforzo compiuto. Finalmente Terray mi lascia parlare. Lo informo dell’attuale dislocazione dei campi.

«Ormai», dico, «la maggior parte del materiale è a piè d’opera. Bisogna fare ancora una volta la spola per installare il campo V dal quale partirà l’attacco finale: abbiamo in mano il bandolo della matassa. Questa volta, c’è speranza!»

Terray, che sembra aver completamente ricuperato le forze al campo I, da cui è risalito, conserva tuttavia una espressione pensierosa.

«Sì, tutto andrà bene, se il tempo si manterrà bello. Alla radio, laggiù, i bollettini meteorologici sono pessimi: il monsone ha raggiunto Calcutta, sarà qui fra qualche giorno..».

«Ad ogni modo, io mi sento in piena forma. La maniera in cui mi comporto a 7000 metri mi dà la certezza che tutto procederà bene a 8000, e senza ossigeno».

Ma Terray smorza il mio entusiasmo:

«Se bisogna sputar sangue come abbiamo fatto finora, è un lavoro titanico e finiremo col lasciarci le penne».

Mi chiede la mia impressione su quelli del campo III. Gli confesso che è piuttosto cattiva. I quattro compagni che ho lasciato mi sono apparsi infatti menomati fisicamente e moralmente.

«In compenso, mio caro Lionel, non ho alcuna preoccupazione per noi», dico. «E poi, la montagna è attrezzata fino al ghiacciaio. Facendo un viaggio, tu ed io, con i quattro sherpas che sono qui, potremo continuare fino in cima».

«Bisognerà darci una bella botta». replica Terray, pronunciando questa frase lapidaria come se l’avesse già data.

«Senti, ora ne sono certo: salvo una catastrofe imprevedibile, riusciremo. Anche ammettendo che i quattro del campo III non si rimettano in forma, il che non credo, almeno per quelli che sono meglio acclimatati, dobbiamo vincere la partita. Ti propongo di rimanere qui domani tutto il giorno, così potremo riposare. Avremo tempo di fare tranquillamente i preparativi e dopodomani, alle prime luci, saliremo di campo in campo. La cordata dei due migliori, tra i quattro che scenderanno qui domani, risalirà ad un giorno d’intervallo e ci servirà di rincalzo. Invece la seconda, che beneficerà di un’altra giornata di riposo, avrà tutto il tempo di seguire a distanza di un campo. Ambedue completeranno il materiale e faciliteranno la discesa della prima cordata d’assalto».

«Non c’è un minuto da perdere», ripete ostinatamente Terray. «Il tuo progetto è bellissimo, vecchio mio, ma mi fa perder tempo. Che cosa farò domani tutto il giorno? Mi sento già riposato! È meglio che io parta, ciò farà guadagnare un viaggio di trasporto che può essere decisivo..».

«Non lo nego, ma se parti domani, non saremo più assieme; saremo sfasati e attualmente solo noi due siamo in piena forma: per oltrepassare i 7000, in due non saremo di troppo. Sono sicuro che assieme ci arriveremo».

«Guardiamo alla realtà, Maurice, questo significa in ogni modo un giorno perso.

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